Concetti focali, al di là del metodo
Al di là della tecnica delle Costellazioni Familiari e della sua applicazione, intendiamo porre l’accento su alcuni fondamenti che permeano l’intero lavoro di Hellinger, poichè sono questi gli aspetti che noi sentiamo profondamente di condividere nel nostro percorso evolutivo ed esperienziale.
- L’APPROCCIO FENOMENOLOGICO.
Hellinger, a più riprese, ha sottolineato di non aver scoperto nulla di nuovo, di non aver “creato” alcuna teoria o dottrina, ma di essersi limitato ad osservare ciò che è. Questa è - e deve essere - la caratteristica primaria e fondamentale di un buon costellatore: non cerca nuove soluzioni sulla base di collegamenti o congetture mentali tra una situazione problematica e le esperienze precedenti, ma si limita ad esporsi alla realtà. L’approccio fenomenologico comporta necessariamente l’astensione da qualsiasi giudizio, intento o strategia. Il facilitatore si apre e prende semplicemente atto della realtà che si palesa durante una costellazione, senza interpretare od analizzare, senza aspettativa od intenzioni. Egli non crea interiormente un’immagine del cliente, non lo inquadra imbrigliandolo nel suo problema, bensì si espone con coraggio e fiducia a ciò che si manifesta. Nel fare questo, nell’andare incontro al cliente con il cuore aperto e la mente sgombra, entra in contatto con la sua Anima e si sottomette alla soluzione che ne scaturisce. Tale approccio è umile, non vuole “capire”, consente di cogliere i segnali che la realtà ci invia in continuazione, li trasforma in azione e ne osserva l’effetto.
- UN MODO NUOVO DI INTENDERE LA RELAZIONE TERAPEUTICA.
L’atteggiamento di Hellinger, a proposito della relazione di aiuto (ampiamente sviluppato nel testo “Ordini dell’aiuto”), ha certamente segnato la strada per una nuova e differente modalità di interazione tra cliente e terapeuta. Egli, attraverso lo strumento delle Costellazioni, pone le persone di fronte alla realtà, alle proprie origini e al proprio destino e le porta ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle loro conseguenze.
Le convinzioni di fondo, che condividiamo fortemente, sono che:
ognuno ha la forza di imparare e crescere grazie a tale realtà
il terapeuta NON è persona migliore, o più forte o più capace
La relazione, quindi, è una relazione tra pari ed adulti ed è, solo così, avulsa dai pericolosi giochi dell’Ego per il potere.
Nell’ambito della Psicoterapia tradizionale spesso il terapeuta, con le migliori intenzioni e con Amore, si rivolge all’Io bambino del cliente e lo guida proprio come fanno i genitori con i propri figli, sottraendogli qualcosa che può e che deve sopportare da solo. Questo genere di aiuto crea dipendenza e facilita il transfert, dal momento che il terapeuta prende il posto (o si erge “al di sopra”) del padre o della madre, rendendo praticamente impossibile l’accettazione dei veri genitori e di fatto impedendogli di diventare adulto. Hellinger si pone un importante quesito :
<<cosa rende grande una persona? Ciò cha la rende uguale a tutti gli altri. E’ questa la cosa più grande di ogni persona. Ottiene grandezza riconoscendo che: “sono uguale a voi e voi siete uguali a me”. Se riesce a dire a tutti quelli che incontra : “Io sono tuo fratello, io sono tua sorella”. Se diamo spazio a questo, ci rendiamo conto di quanto la nostra anima diventi ampia e forte. Raggiungiamo la nostra vera grandezza e possiamo stare diritti vicino a tutti gli altri, né più grandi né più piccoli, ma esattamente uguali. E’ questo l’atteggiamento che dà al facilitatore la forza per svolgere un lavoro anche duro. Confida in ciò che unisce tutti.>>
Da “L’amore dello Spirito”
- LA GUARIGIONE COME GRAZIA
Hellinger rinuncia espressamente, e a più riprese, ad una presunzione molto diffusa, soprattutto tra chi “aiuta” per professione: che la vita, la morte, il destino, la malattia e la guarigione siano nelle nostre mani. Naturalmente qualsiasi terapeuta è spinto dal desiderio di sostenere i propri clienti sulla via della guarigione e del benessere, ma occorre mantenere un atteggiamento di umiltà e di onestà.
Coloro che posseggono tali qualità sanno bene che ognuno è responsabile del proprio lavoro e che il risultato non è definibile ed identificabile a priori e, proprio per questo, non è sempre assicurato con modalità che il cliente magari si aspetta. Ad esempio, un’aspettativa ricorrente è di entrare immediatamente in uno stato di liberazione e leggerezza ed i clienti rimangono sconcertati se, al contrario, si verifica ciò che in omeopatia viene definito come un “aggravamento iniziale” delle condizioni di sofferenza: evidentemente ciò è necessario per l’evoluzione.
Laddove si verifichi una guarigione, questa avviene non per merito del terapeuta, ma attraverso lui, ed è un dono: è opera di energie che stanno al di là dell’uomo e, di fronte ad esse, l’uomo altro non può fare che inchinarsi. Il terapeuta aiuta semplicemente l’amore nascosto a manifestarsi e si mette al servizio della riconciliazione. Egli è, sicuramente, al servizio di QUALCOSA DI PIU’ GRANDE.